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Nel bel "Vola colomba" di Venè c'è un piccola nota anche sul commercio - in nero - di lamette o presunte tali, nell'Italia appena uscita dalla Seconda Guerra Mondiale:

Cinque lame per cento barbe...

Luca142857 ha scritto:Cinque lame per cento barbe...

Altro che teflon e platino, "questo-é-acciaio-temperato-al-carbonio" ... "Questi sono fatti. Questa è la rinascita della lama da barba".

Come dice mio padre, classe 1927, all'epoca l'unica industria rimasta in piedi era la "fabbrica dell'appetito" ... ossia sbarcare il lunario con qualsiasi mezzo.
Che fortuna avere memoria di certe realtà ... senza averle dovute vivere sulla pelle.

Grazie del contributo Situazionista.

Il nonno della mia ragazza, che ha partecipato alla Seconda Guerra Mondiale, mi racconta come, all'epoca, le lame più amate erano <<quelle dei tedeschi>>.
Qualche soldato tedesco ne regalò un paio di pacchetti ad un soldato italiano, che le custodì con la stessa cura della foto di famiglia.

Quindi devo dedurre che in epoca bellica anche le lame fossero un genere contingentato?

Bizeta ha scritto:Quindi devo dedurre che in epoca bellica anche le lame fossero un genere contingentato?

Dato che l'acciaio era una delle materie prime dell'industria bellica......

Hai ragione, non avevo considerato la celebre guerra del ferro.

Più che altro la si usava centinaia di volte, affilandola di tanto in tanto nell'interno di un bicchiere.
Penso che se usate solo nel verso del pelo, la loro efficacia ha sostanzialmente una durata molto più lunga.