LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

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nemovoyager
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LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da nemovoyager »

LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850
(Testo preparato da Nemovoyager con la collaborazione di Gene)


A dicembre ho avuto l’ardire di acquistare una coppia di rasoi George Wostenholm fabbricati nel 1850 (l’anno è riportato chiaramente sul manico) e praticamente nuovi.
Questi rasoi furono il dono di un gentiluomo dell’epoca ad un’altro, dal titolo riportato nelle scritte (esquire ossia scudiero, titolo utilizzato in inghilterra a quel tempo, in realtà ancora oggi, per rivolgersi a persone non di origine nobile, ma comunque altamente rispettabili socialmente) presumibilmente un medico o un procuratore del tempo.
Come dicevo le lame sono arrivate a noi praticamente intatte (furono affilate almeno un volta in ogni caso).

Immagine
I rasoi in questione

Insieme al buon amico Paciccio decidemmo di affilare entrambi i rasoi e, vista la superiore abilità del buon Paci comparata alla mia più che modesta, l’incarico fu affidato a lui.
Finita l’operazione il filo si presentava impeccabile e prontissimo a fare il suo lavoro.
Tutto felice avrei iniziato ad usarli, prima uno e poi l’altro, dal giorno seguente.
Alla rasatura però arrivò la (amara) sorpresa. Il primo rasoio già dopo la prima passata cominciava a ‘grattare’ nella parte centrale della lama (quella più alta per capirci). Lo passo sull’unghia e… raccapriccio! il filo mostrava delle manuscole, ma preoccupanti frastagliature proprio in quella zona. Il grave fu che anche il secondo rasoio presentava la medesima preoccupante anomalia.

Immagine
La zona incriminata

Sconfortato ne parlo con il buon Paciccio il quale rimane perplesso esattamente come me. Su suo suggerimento provo a dare una rinfrescata al filo per riportarlo alle condizioni iniziali e poi torno al test rasatura… risultato il filo ‘cede’ come la volta precedente.
I rasoi, a questo punto, vengono lasciati nella loro custodia in attesa di capire cosa fare.
Passa gennaio e arriviamo ai primi giorni di febbraio.
Ne parlo con Gene per vedere se a lui viene qualche idea, lui li prende, li guarda, li riguarda e si ripromette di fare qualche verifica.
In effetti entrambi siamo convinti che le geometrie siano a posto dato le condizioni delle lame e la riconosciuta abilità del fabbricante.
Passa ancora qualche giorno e, su suggerimento del buon Gene, decidiamo di verificare le misure e fare una paio di calcoli.
Qui l’ennesima sorpresa! i calcoli mostrano che, per ragioni che stiamo ancora cercando di capire, l’angolo risultante del filo del rasoio è più acuto del previsto: tra i 15° e i 16° nella zona incriminata.
Ci guardiamo perplessi, ma nel contempo capiamo il motivo del cedimento del filo. Con un angolo finale di quel genere evidentemente il filo della lama non ha la necessaria resistenza per sopravvivere a lungo alle sollecitazioni dovute all’operazione di rasatura.
Rifacciamo un paio di calcoli e decidiamo di provare ad ‘allargare’ il dorso applicando sul primo rasoio due strati di nastro e sul secondo tre strati, in questo modo valutiamo che l’angolo finale sarà di circa 17° o poco più.
Il primo rasoio (quello con due strati per capirci) viene affilato da Gene che, non soddisfatto del lavoro finito, prova un’operazione (che tengo a sottolineare tra i due solo lui era in grado di fare) di leggero ‘sollevamento’ della costa in fase di finitura; per inciso Gene mi spiega che questa operazione veniva fatta nel XIX secolo da artigiani molto esperti per addolcire e migliorare il filo su rasoi normalmente usurati.
Il secondo (ossia quello con tre strati) viene affilato da me.
Arriviamo quindi alla prova rasatura. Ora i due rasoi radono in maniera impeccabile senza che il filo ne risulti danneggiato regalando un risultato pressoché perfetto.

In conclusione abbiamo imparato qualche cosa di molto interessante riguardo la fabbricazione dei rasoi nel XIX secolo:
nonostante la grande abilità dei molatori dell’epoca qualche volta ‘scappava’ la mano sulle mole abbassando un pelino troppo il dorso rispetto a quanto voluto (parliamo al massimo di un paio di decimi di millimetro); d’altronde le lame hanno passato il controllo qualità (affilandosi a rasoio appunto) nonostante un angolo leggermente troppo acuto (appena inferiore ai 16°) , angolo che, seppur vicino al range ottimale (min 16°, max 20°), con quel particolare tipo di acciaio/tempra non permette di mantenere una corretta affilatura con delle rasature consecutive
l’abilità e la precisione dei molatori era tale da ripetere il medesimo errore su un secondo rasoio quando questi doveva presentarsi identico rispetto al precedente;
gli affilatori dell’epoca avevano una mano talmente allenata da riuscire a correggere eventuali difetti (come quello sopra descritto) in modo da ottenere sempre un rasoio perfettamente funzionante, prova ne è che il rasoio fu usato all’epoca e non penso che il proprietario si sia mai accorto di nulla.

L’altra lezione che da oggi personalmente terrò sempre a mente è: SEMPRE annotare e considerare le misure di un rasoio, anche se si presenta come nuovo.

Per chi fosse interessato riporto le misurazioni fatte sui rasoi e relativi angoli teorici risultanti:

Rasoio 1)
Altezza dorso: min 5,75 mm
max 5.85 mm
valor medio per calcolo 5.80 mm
Altezza lama (nella zona interessata): 21 mm

Angolo medio risultante: 15,9°

Rasoio 2)
Altezza dorso: min 5,70 mm
max 5.80 mm
valor medio per calcolo 5.75 mm
Altezza lama (nella zona interessata): 21 mm

Angolo medio risultante: 15,7°

Correttivo con spessore teorico nastro: 0,1 mm

Spessori risultanti con 2 strati di nastro:
Rasoio 1)
Altezza dorso valor medio: 6,15 mm
Angolo medio risultante: 16,8°

Rasoio 2)
Altezza dorso valor medio: 6,40 mm
Angolo medio risultante: 17°


Spessori risultanti con 3 strati di nastro:
Rasoio 1)
Altezza dorso valor medio: 6,35 mm
Angolo medio risultante: 17,4°

Rasoio 2)
Altezza dorso valor medio: 6,40 mm
Angolo medio risultante: 17,5°

NOTA: Le misurazioni del dorso sono state eseguite con un calibro digitale sensibilità 0.01 mm precisione 0.02 mm
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da Supermomo »

Molto interessante, e fra l’altro dimostra che anche nella rasatura non ci si inventa niente. La conoscenza è fondamentale.
Comunque rasoi splendidi!
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Old Spice l'originale. Se tuo nonno non lo avesse usato, tu non esisteresti.
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da arielina »

Una domanda , nelle misure riportate, per altezza della lama intendi il punto dove appoggia sulla pietra ?
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nemovoyager
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da nemovoyager »

arielina ha scritto:Una domanda , nelle misure riportate, per altezza della lama intendi il punto dove appoggia sulla pietra ?
Si, certo, altrimenti mi ritroverei con dei valori sballati e perfettamente inutili
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da nortis »

Bel lavoro! Ebbravo Nemo, ebbravo Gene.

Gran bei pezzi
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da paciccio »

Bravissimi!!!
Erano troppo belli per rimanere chiusi in un cassetto ;)
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da arielina »

Davvero belli , complimenti.
Secondo voi come li affilavano a quei tempi , alzavano la costa quanto necessitava per avere un filo uniforme e con un angolo corretto?
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Gene
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da Gene »

Li affilavano normalmente a costa appoggiata ( come qualsiasi rasoio prodotto dal 1700 in poi) il fatto particolare e' che il rasoio e' nel range di taglio ma non di una tenuta ottimale del filo , tutto qui . Per affilare si affila ma ha un angolo troppo acuto per sostenere delle rasature consecutive . Davano molto probabilmente la rifinitura a costa sollevata per ovviare a questo lieve problema ( dove la tempra non fosse coinvolta con uno sbriciolamente macroscopico del filo )
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da andreat63 »

quasi tutti i vecchi wedge che ho, rivelano che sono stati affilati a costa alzata. anche quelli con spina generosa.
che misure hanno questi rasoi? larghezza lama? spessore costa?
hanno una tempera piuttosto "morbida"?
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nemovoyager
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da nemovoyager »

@andrea63
nemovoyager ha scritto:...Per chi fosse interessato riporto le misurazioni fatte sui rasoi e relativi angoli teorici risultanti:

Rasoio 1)
Altezza dorso: min 5,75 mm
max 5.85 mm
valor medio per calcolo 5.80 mm
Altezza lama (nella zona interessata): 21 mm

Angolo medio risultante: 15,9°

Rasoio 2)
Altezza dorso: min 5,70 mm
max 5.80 mm
valor medio per calcolo 5.75 mm
Altezza lama (nella zona interessata): 21 mm

Angolo medio risultante: 15,7°

Correttivo con spessore teorico nastro: 0,1 mm

Spessori risultanti con 2 strati di nastro:
Rasoio 1)
Altezza dorso valor medio: 6,15 mm
Angolo medio risultante: 16,8°

Rasoio 2)
Altezza dorso valor medio: 6,40 mm
Angolo medio risultante: 17°


Spessori risultanti con 3 strati di nastro:
Rasoio 1)
Altezza dorso valor medio: 6,35 mm
Angolo medio risultante: 17,4°

Rasoio 2)
Altezza dorso valor medio: 6,40 mm
Angolo medio risultante: 17,5°

NOTA: Le misurazioni del dorso sono state eseguite con un calibro digitale sensibilità 0.01 mm precisione 0.02 mm
per quanto riguarda la durezza dell’acciaio non sono in grado di rispondere correttamente in quanto non dispongo di un durometro, ma per quello che ho visto sulle pietre direi che rientrano nella normale produzione del 1800.
Nota che i rasoi in questione costituiscono una singolarità (probabilmente non unica) nel panorama delle produzione del XIX secolo.
Quanto spiegato da Gene circa i metodi di correzione applicati su rasoi ‘difettosi’ non si applica su wedge o near wedge di quel periodo a parte alcuni esemplari particolarmente consumati e bistrattati nel tempo che andrebbero ri-molati.
Possiedo diversi rasoi di quel tipo e di quella epoca che si affilano senza il minimo problema con le tradizionali tecniche.

Spero che queste informazioni possano esserti di aiuto.
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da andreat63 »

direi che gli spessori delle spine sono normali, in proporzione alle larghezze delle lame. il problema deve essere dovuto alla tempera piuttosto morbida, che riscontro su taluni vecchi wedge inglesi. la soluzione è una lunga e accurata finitura su pietre naturali molto fini e dure, tipo carnley forest, zulu grey, 7H, certe giapponesi... il filo deve essere molto ben levigato da queste pietre.
non tutti i vecchi wedge sono morbidi. quasi tutti i francesi sono piuttosto duri, e tra i Sheffield c'è una grande variabilità. si va da esemplari molto duri a molto teneri
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Gene
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da Gene »

Se il rasoio fosse in geometria ottimale tre strati di nastro sarebbero risultati eccessivi mostramdo un filo troppo ottuso e poco "mordente" ( cosa che non si e' assolutamente dimostrata ottenendo un filo ancora ben reattivo)
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da andreat63 »

Gene ha scritto:Se il rasoio fosse in geometria ottimale tre strati di nastro sarebbero risultati eccessivi mostramdo un filo troppo ottuso e poco "mordente" ( cosa che non si e' assolutamente dimostrata ottenendo un filo ancora ben reattivo)
che mi dici dell'acciaio? non ti è sembrato morbido?
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Gene
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da Gene »

L'ho trovato come una produzione media Sheffield ( comunque e' stato tutto scritto sopra ;) )
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Aldebaran
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da Aldebaran »

Buongiorno,

quando un rasoio ha problemi nello svolgere il suo lavoro, premesso che la risposta più semplice è sempre la più giusta, tre sono i fattori da prendere in considerazione e da esaminare per capire dove sorge il problema:

1. Geometria
2. Chimica ( inclusioni non metalliche indesiderate )
3. Trattamento termico

1. Geometria:

Di base, possiamo affermare che, in generale, se un rasoio ha il dorso troppo spesso, quindi maggiore di 6 millimetri, l'angolo di taglio sarà circa di 30 gradi, come quello di un coltello sostanzialmente, e quindi non va bene per radere la barba. Ovviamente in maniera analoga, se metteremo troppi stati di nastro sul dorso non riusciremo ad affilare correttamente il rasoio, senza contare che troppi nastri sovrapposti non rappresentano una struttura rigida bensi un cuscinetto e quindi tutto ciò crea ulteriori problemi.
Nel caso dei rasoi in esame, con le geometrie ci siamo proprio " a pelo ". E' vero che torna tutto matematicamente, perché a dorsi di spessore esiguo, inferiori ai 6 mm. corrispondono angoli di taglio inferiori ai 18 gradi, ma potrebbe essere questo il problema.
Tengo a soffermarmi inoltre su un altro aspetto. Tempo fa i rasoi venivano molati, prima di essere consegnati al cliente, dall'arrotino di bottega, che toglieva il decimo di millimetro sul filo; operazione che gli operai delle ditte omettevano per risparmio di tempo. Se uno di questi rasoi giunge a noi, e lo si affila successivamente su pietra, si crea il cosiddetto "bevelone". Ciò accadde anche in seguito sui rasoi inox, a maggior ragione, perché sono più difficili da molare in quanto l'inox conduce male il calore.

2. Chimica.

Vi sono delle inclusioni non metalliche che precipitano in seguito a trattamento termico, che possono dare problemi all'acciaio e quindi anche all'acciaio per rasoi e far si che questi non svolga bene il suo lavoro.
Il problema può essere l'ossigeno. Per eliminarlo si usa il fosforo, che però agisce negativamente sulla resilienza dell'acciaio ma non sulla durezza e migliora la resistenza alla corrosione nei bassolegati/non legati. Un rasoio, per il movimento che si deve attuare per radersi il volto, ha bisogno di essere duro in termini di durezza Rockwell o Vickers. La Durezza Brinell viene usata come scala per misurare la durezza pre-trattamento termico. Più si alza la durezza, più si determina una minore resilienza e una minore resistenza alla corrosione ( nel caso degli inossidabili martensitici da coltelleria da polveri o colata). La resilienza, per intenderci, viene messa in gioco quando si fa un movimento con il coltello per tagliare la carne, ad esempio. Nel caso del rasoio, quindi, non è cosi importante.
Lo zolfo viene delle volte unito intenzionalmente all'acciaio per migliorare le tempistiche di lavorazione e l'asportazione di truciolo, e quindi ottenere una minore usura degli strumenti*. Per rimanere legato nell'acciaio c'è bisogno di togliere l'ossigeno, aggiungendo nella chimica il fosforo, come già scritto.
In realtà dopo il 1860 fu usato il Tellurio per favorire queste proprietà* e questo elemento è affine allo zolfo e viene creato tramite raffinazione elettrolitica del rame, elemento già utilizzato negli acciai come protettore dall'ossidazione dell'aria.
Il Tellurio promuove la precipitazione dei principali elementi in lega nella microstruttura cristallina che, uniformemente distribuita lungo la sezione trasversale del prodotto, agevola la rottura del truciolo favorendo la lavorazione e migliorando la qualità di affilatura e le tempistiche per l'utente finale.
Il Tellurio non influisce sulle proprietà elettriche e termiche del materiale ma, in presenza di ossigeno, che non gli permette di legarsi bene all'acciaio, fa si che il materiale diventi un cattivo conduttore oppure un semiconduttore.
Ai tempi della produzione di rasoi in acciaio pudellato gli operai sapevano che con lo zolfo si poteva controllare il riscaldamento della ghisa da cui poter ottenere l'acciaio; in realtà anche questo aiuto può essere fornito dal Tellurio che venne utilizzato in seguito.
Infine, la presenza di terre rare ( come il gadolinio in un tipo di acciaio Medusa ) nell'acciaio in percentuali di circa 1%
ostacola il passaggio delle dislocazioni durante la precipitazione di composti intermetallici . Il principale meccanismo di indurimento è la precipitazione di carburi k1 e k2; alla base vi è il concetto che un precipitato dalle giuste dimensioni e distribuzione ostacola il passaggio delle dislocazioni appunto. La tenacità potrebbe risentirne, specialmente negli acciai inossidabili in cui questa peculiarità è minore rispetto ai bassolegati da coltelleria. In Vietnam infatti gli americani usavano coltelli in acciaio da cuscinetti bassolegati per poterli infilare nella parete di terra, se cadevano in una buca e metterci il piede sopra per cercare di uscire dalla fossa. Il coltello non si rompeva. E' una tecnica utilizzata per verificare la tenacità dell'acciaio mettere un coltello in una morsa e piegarlo a 90 gradi, senza che si rompa ed è un metodo di verifica attuato da insegnanti come Tim Zowada o noi del Medusa, per vedere se un coltello è stato trattato bene termicamente.

3. Trattamento termico:

La tempra non è altro che una reazione allo stato solido che coinvolge movimenti atomici e permette quindi la diffusione degli atomi nei metalli e nelle leghe ( l'acciaio non è un metallo ma è un insieme di metalli).
Le variabili che regolano la diffusione sono:
1. Meccanismo di diffusione: può essere sostituzionale, per muoversi gli atomi necessitano di superare l’energia di attivazione e le vacanze o lacune sono difetti di equilibrio dove è necessaria minore energia per muoversi ( caso rame e alluminio), oppure può essere interstiziale: gli atomi si diffondo interstizialmente senza muovere gli atomi del reticolo ma è necessario che le dimensioni degli atomi che diffondono sia relativamente piccola rispetto agli atomi della matrice (esempio sono gli atomi di carbonio nei reticoli CCC e CFC del ferro).
Gli atomi che solidificano disallineati rispetto ai cristalli che li circondano formano zone chiamate giunti dei grani o bordo dei grani. Queste zone sono più reattive essendo in uno stato pensionale (quindi a maggiore energia) e vengono evidenziate (dopo lucidatura a specchio della superficie del metallo) tramite trattamento con appositi acidi (a seconda del metallo trattato): divengono così visibili, tramite microscopio, ed in base alla dimensione dei grani si possono determinare alcune caratteristiche che avrà il nostro metallo.
I bordi dei grani sono le zone a maggiore resistenza meccanica.
Il materiale presenta un accumulo di energia interna localizzata in prossimità dei giunti dei grani dove si addensano
maggiormente le dislocazioni: esso diventa perciò maggiormente corrodibile.

Grazie, buona serata,

Andrea

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claudio57
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da claudio57 »

Ciao Aldebaran
Quanto scrivi sopra mi sembra troppo generale e grossolano
Di base, possiamo affermare che, in generale, se un rasoio ha il dorso troppo spesso, quindi maggiore di 6 millimetri, l'angolo di taglio sarà circa di 30 gradi, come quello di un coltello sostanzialmente, e quindi non va bene per radere la barba.
Per amor di precisione :
Una costa di 6.85mm é ideale per un rasoio di 7/8 in quanto si ottiene un angolo di 17.5 gradi considerato appunto ideale , mentre per un 8/8 ( un Filarmonica 14 ) la costa ideale risulta di 7.8 mm sempre per ottenere un angolo di 17.5.
Nb. Tutti i mei Filarmonica 14 hanno una costa più spessa di 7.8 mm
Infine per ottenere un angolo di 30 gradi su un normale 6/8 occorre una costa di circa 10 mm , hai voglia di nastro .
Infatti quasi i tutti i rasoi 6/8 che ho avuto avevano una costa di 5.85 mm con conseguente angolo di 17.5.
Quindi quanto affermi può essere in parte vero ma solo per i rasoi di 6/8
Inoltre , come tu scrivi , una altro parametro fondamentale é lo spessore del filo se questo non é adeguatamente sottile conviene avere un angolo minore e aggiungere nastro sulle ultime pietre , si ottiene cosi un doppio bevel che porta buone rasature e un facile mantenimento del filo.
Questa pratica era meglio argomentata e suggerita nel vecchio sito coticule.be
Mentre se il filo é molto sottile una angolo maggiore da un bevel sottile che é l'ideale in questi casi ed é per questo che i Filarmonica , modelli di filo sottile , hanno una costa ed un angolo maggiore dell'ideale.
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da CozzaroNero »

Bhè, bhè le argomentazioni di Claudio mi appaiono molto più che corrette.

;) ;)
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da GrandeSlam »

claudio57 ha scritto: Una costa di 6.85mm é ideale per un rasoio di 7/8 in quanto si ottiene un angolo di 17.5 gradi considerato appunto ideale , mentre per un 8/8 ( un Filarmonica 14 ) la costa ideale risulta di 7.8 mm sempre per ottenere un angolo di 17.5.
Nb. Tutti i mei Filarmonica 14 hanno una costa più spessa di 7.8 mm
Infine per ottenere un angolo di 30 gradi su un normale 6/8 occorre una costa di circa 10 mm , hai voglia di nastro .
Infatti quasi i tutti i rasoi 6/8 che ho avuto avevano una costa di 5.85 mm con conseguente angolo di 17.5.
Quindi quanto affermi può essere in parte vero ma solo per i rasoi di 6/8
Inoltre , come tu scrivi , una altro parametro fondamentale é lo spessore del filo se questo non é adeguatamente sottile conviene avere un angolo minore e aggiungere nastro sulle ultime pietre , si ottiene cosi un doppio bevel che porta buone rasature e un facile mantenimento del filo.
Questa pratica era meglio argomentata e suggerita nel vecchio sito coticule.be
Mentre se il filo é molto sottile una angolo maggiore da un bevel sottile che é l'ideale in questi casi ed é per questo che i Filarmonica , modelli di filo sottile , hanno una costa ed un angolo maggiore dell'ideale.
Argomento e interventi, per me, molto utili . Ringrazio tutti e in particolare @Claudio 57 per una chiarezza e una semplicità "didattica" che mi permette di avere una maggiore consapevolezza di quello che faccio "passando rasoi sulle pietre".
un saluto
[riga]" ....había aprendido a afeitarse con navaja barbera, y nunca más lo pude hacer de otro modo...." (G. Garcia Marquez 1981)[/riga]
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da Aldebaran »

Buonasera,

mi scuso se non sono stato particolarmente esaustivo, e anche un po' sufficiente nel fornire alcune delucidazioni, in una materia che è comunque il mio "campo". Posso ora definirmi ora un vero "esperto" , proprio perché ho fatto tutti gli errori possibili nel mio campo.
(cit. Niels Bohr).

grazie, buon proseguimento,

Andrea
p.s. vado a lavorare sodo per preparare un altro errore :)
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Re: LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850

Messaggio da claudio57 »

Aldebaran
Non c'e bisogno di scuse , nessuno può mettere in dubbio la tua preparazione o la tua passione con cui costruisci i tuoi ottimi rasoi , ne posseggo uno.
Ma , e proprio perché ti stimo , un appunto te lo voglio fare
Penso che a volte vai un pó al di fuori dagli argomenti consoni a un forum di rasoi , e in questi casi i tuoi messaggi mi sembrano quelli di un fornitore di farine che in un forum di cucina spiega il perché usa quel particolare aratro per arare i campi su cui coltiva il grano per fare la sua farina , scusami tu ora per la velata ironia.
Ho espresso lo stesso pensiero quando ho commentato il tuo schizzo nel post del friodur ma non sono stato capito.
Ciao e un abbraccio.
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Messaggio da Aldebaran »

Buongiorno,

Ma infatti nei forum di cucina secondo me si dovrebbe parlare della farina trattata con la formalina, oltre che disquisire di aratri, ecc. Ricordo che ne ho approfondito il discorso proprio studiando i mulini ( partendo da quelli abruzzesi), che hanno sistemi meccanici identici e fanno riferimento, per funzionare, ad una idraulica fluviale che è la stessa utilizzata dalla Ditta Boker e dalla Krupp molti anni fa e di cui Noi Italiani siamo stati Maestri nel mondo
. Buon week end, Andrea
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