Ciao a tutti,
questa mattina ho recuperato, in una passeggiata sui monti della Valle Brembana tra Branzi e Carona, un pezzo di ardesia bergamasca o porfido grigio.
Tra varie lastre ho scelto quella che, già naturalmente, era più piana, poi a casa, l'ho tagliata con un disco diamantato su flessibile e ho ricavato una mattonella di 70x200x15 millimetri e ho cominciato a levigarla con carta vetrata n.150.
Ovviamente ci vorranno molte ore di lavoro perché non si tratta di lappare una pietra consumata, ma di ricavare un piano da una pietra trovata in natura, ma già si intuisce che sarà possibile ricavarci un buon lavoro.
Il mio dubbio è se a lavoro ultimato, dopo averla lappata con la 2000 o più, potrà essere utilizzabile per affilare il rasoio.
Qualcuno del forum ha esperienza di questa pietra che, per tradizione locale, veniva anche utilizzata per affilare coltelli e utensili da lavoro?
Maurizio
Ardesia bergamasca
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- mauro2
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Re: Ardesia bergamasca
non ho esperienza ma proprio li ho in programma di fare una passeggiata domani, quasi quasi provo anch'io
ps. per quanto riguarda la lappatura puoi fermarti a un paio di passaggi prima credo, già finire con la 400 probabilmente dovrebbe bastare.
ps. per quanto riguarda la lappatura puoi fermarti a un paio di passaggi prima credo, già finire con la 400 probabilmente dovrebbe bastare.
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Re: Ardesia bergamasca
Premessa: Io non sono assolutamente esperto in nessuna delle materie che mi azzardo ad analizzare, non di lavorazione di pietre, non di affilatura, non di geologia o petrografia, ma solo un ignorantone che ha voluto giocare con una pietra, e che, senza alcuna esperienza, tenta di dare una risposta alla domanda “l’ardesia bergamasca può essere utilizzabile per affilare un rasoio”? Per questo chiedo scusa della mia presunzione.
Ho iniziato a carteggiare la pietra, che era abbastanza in piano già in origine, con una carta vetrata P60.
Ho iniziato il lavoro a bagno d’acqua, ma mi sono accorto che si formava subito una fanghiglia che mi impediva di proseguire il lavoro, cosi ho provato a carteggiare a secco.
Tolta l’acqua, il lavoro è proseguito molto velocemente e nel giro di tre o quattro ore la pietra era generalmente in piano, ma c’erano sparse delle zone leggermente più basse, e per spianarle ci sono volute una decina di ore e non sono ancora completamente sparite.
Mi sono accorto che comunque continuavano a formarsi micro fori che carteggiando sparivano, per formarsene altri.
A questo punto, invece di proseguire con la P60, ho provato a lucidare la pietra con la P80 poi la P120 e la P220 e guardando la pietra con la lente e il microscopio mi sono accorto che la composizione è molto irregolare, formata da grani piuttosto grossi, anche alcuni decimi di millimetro, incastonati una grana molto più fine e compatta.
L’azione della carta abrasiva scalza i grani grossi che lasciano il foro della propria sede e quindi una superficie “ruvida”, inoltre la pietra tende a sfogliarsi, (forse ho scoperto l’acqua calda).
Concludo dicendo che, con molta probabilità, il grado di rugosità di questa pietra è adatta ad affilare gli utensili da lavoro, asce, falci, roncole e forse i coltelli, ma sicuramente non i nostri delicati rasoi.
Allego alcune immagini, fatte con un microscopio monoculare, che purtroppo non evidenziano la profondità della grana, ho provato inclinando il microscopio, e nella stretta zona a fuoco, forse, si riesce a intuirne la profondità.
Grazie
Ho iniziato a carteggiare la pietra, che era abbastanza in piano già in origine, con una carta vetrata P60.
Ho iniziato il lavoro a bagno d’acqua, ma mi sono accorto che si formava subito una fanghiglia che mi impediva di proseguire il lavoro, cosi ho provato a carteggiare a secco.
Tolta l’acqua, il lavoro è proseguito molto velocemente e nel giro di tre o quattro ore la pietra era generalmente in piano, ma c’erano sparse delle zone leggermente più basse, e per spianarle ci sono volute una decina di ore e non sono ancora completamente sparite.
Mi sono accorto che comunque continuavano a formarsi micro fori che carteggiando sparivano, per formarsene altri.
A questo punto, invece di proseguire con la P60, ho provato a lucidare la pietra con la P80 poi la P120 e la P220 e guardando la pietra con la lente e il microscopio mi sono accorto che la composizione è molto irregolare, formata da grani piuttosto grossi, anche alcuni decimi di millimetro, incastonati una grana molto più fine e compatta.
L’azione della carta abrasiva scalza i grani grossi che lasciano il foro della propria sede e quindi una superficie “ruvida”, inoltre la pietra tende a sfogliarsi, (forse ho scoperto l’acqua calda).
Concludo dicendo che, con molta probabilità, il grado di rugosità di questa pietra è adatta ad affilare gli utensili da lavoro, asce, falci, roncole e forse i coltelli, ma sicuramente non i nostri delicati rasoi.
Allego alcune immagini, fatte con un microscopio monoculare, che purtroppo non evidenziano la profondità della grana, ho provato inclinando il microscopio, e nella stretta zona a fuoco, forse, si riesce a intuirne la profondità.
Grazie
- Bruconiglio
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Re: Ardesia bergamasca
maobara ha scritto:...
Tolta l’acqua, il lavoro è proseguito molto velocemente e nel giro di tre o quattro ore la pietra era generalmente in piano, ma c’erano sparse delle zone leggermente più basse, e per spianarle ci sono volute una decina di ore e non sono ancora completamente sparite...
Complimenti per la tenacia.
- altus
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Re: Ardesia bergamasca
Come hai giustamente analizzato, l'irregolarità delle dimensioni dei grani di abrasivo (quarzo o silice) la rende inadatta a taglienti delicati e finissimi, mentre è sempre stata utilizzata per strumenti di lavoro come falci e asce. Anche per un iniziale lavoro di sgrosso (eliminazione denti, rettifica tagliente) probabilmente è troppo grezza e farebbe dei danni proprio a causa delle eccessive dimensioni dell'abrasivo
"Le voyage est court. Essayons de le faire en premiére classe." (Noiret)
la collezione - il cantiere di restauro - gli astucci
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