La pogonotomie di J.J. Perret (1770)

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bel_riose
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La pogonotomie di J.J. Perret (1770)

Messaggio da bel_riose »

Opera fondamentale datata 1770.
182 pagine senza figure, in francese.

Ecco il link (pdf e ebook):
http://openlibrary.org/books/ia:lapogon ... toutes_...

oppure qui:
http://books.google.com/books?id=X10GAA ... &q&f=false

Esiste un'edizione tradotta in italiano da Edda Chiodini Lorenzi, 1997, ed. Il Polifilo, 446pp.
Purtroppo è sostanzialmente introvabile.

Riporto anche un altro thread in cui se ne parla:
http://www.ilrasoio.com/viewtopic.php?f=8&t=206
E' il mano libera di tuo bisnonno. Questo è il rasoio dei Very Uominy, non è goffo o erratico come un multilama. E' elegante invece, per tempi più civilizzati. (il barbiere di Obi-Wan Kenobi)
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manfro66
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Re: La pogonotomie di J.J. Perret (1770)

Messaggio da manfro66 »

bel_riose ha scritto: Esiste un'edizione tradotta in italiano da Edda Chiodini Lorenzi, 1997, ed. Il Polifilo, 446pp.
Purtroppo è sostanzialmente introvabile.
Accidenti, stasera sono solo riuscito a trovare questo ...
3645
prima o poi in qualche cassetto troverò anche il libro :twisted: (il biglietto di omaggio il precedente possessore lo ha ceduto assieme all'opera che alla mia dolce metà è costata non poco).
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manfro66
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Re: La pogonotomie di J.J. Perret (1770)

Messaggio da manfro66 »

fonte La Pogonotomia ovvero l'arte d'imparare a radersi da sé (Jean Jacques Perret) a cura di Edda Chiodini Lorenzi con facsimile dell'edizione originale-Edizioni il Polifilo

Nelle notti buie e piovose, come tante ne sto' affrontando, un barlume di luce arriva quando rispolvero la fulgente esistenza di uno dei miei eroi, non è della Marvel ma il suo nome è Jean Jacques Perret...

Tutto cio' che finora abbiamo letto sulla vita di Perret compare anche in Notice sur la Vie et les Ouvrages de Jean-Jacques Perret, una quarantina di pagine scritte nel 1837 da L. Domairon, suo concittadino. La Nouvelle Biographie Général fornisce un sunto delle notizie riportate da Damairon e ne fa risalire la fonte allo scritto inedito di un certo Hérault: non siamo riusciti a rintracciare questo documento, ma avanziamo l'ipotesi che uno dei due biografi possa aver attinto all'altro. E' comunque lo scritto più esauriente di Domairon che utilizziamo come rifermento, commentandone i passaggi più significativi.
J. J. Perret nacque il 30 luglio 1730 a Beziers in Linguadoca, nella Francia meridionale, da una famiglia di coltellinai molto povera. Alain Valette, un moderno coltellinaio suo concittadino, ci informa che la modesta casa della sua infanzia, con una piccola corte su cui probabilmente si affacciava il laboratorio del padre, esiste tuttora: oggi la via ha cambiato nome e si chiama rue du Puits des Arènes.
A dodici anni Perret, terminato il suo apprendistato presso il padre, si incamminò a piedi per compiere il suo tour de France, aderendo ad una norma allora stabilita in tutte le arti e i mestieri, a cui si adeguavano molti ragazzini della sua età, per poter completare il proprio apprendistato. Dopo aver sostato in alcune delle principali città della Francia, per "farsi la mano" presso i laboratori dei vari maestri coltellinai, in capo a tre anni raggiunse Parigi. Domairon scrive che il giovane Perret, probabilmente già "spinto dal pungolo del genio" puntò con determinazione sul più rinomato atelier della capitale, specializzato nella fabbricazione di strumenti chirurgici. La sua scelta ambiziosa venne sulle prime decisamente scoraggiata dal direttore di laboratorio Foucou, subito spazientito da quel ragazzino che osava proporsi ad un' équipe altamente specializzata come la sua. Le promesse di buona volontà di Perret, la sua ingenuità nel proporsi con tanta insistenza (addirittura in lacrime), come se il suo avvenire dipendesse da quella opportunità di essere messo alla prova, convinsero però il maître, propietario del laboratorio, a cui, prima di desistere, si era voluto caparbiamente rivolgere, ad offrirgli una possibilità.
A Focou non restò, per toglierselo d'attorno, che sfidarlo ad eseguire quello che era allora considerato uno degli strumenti più delicati e difficili da realizzare, e che richiedeva perciò maggiore esperienza: una lancetta per salassi (strumento chirurgico con la punta della lama a forma di lancia). Il giovane si mise di impegno e , preso un pezzetto di acciaio, si diede subito da fare, dalla forgia all'incudine, e non abbandonò il suo compito finché non fu in grado di esibire una lancetta: la sua perfezione risultò così straordinaria e il sistema di molatura così innovativo, da meritargli l'abbraccio del duro Foucou e la sua promessa di aiuto e protezione. Gli artigiani del laboratorio, dal canto loro, vollero ricompensarlo per un debutto tanto sorprendente e gli donarono quella lancetta, che Perret avrà cara anche negli anni della sua prosperità.

to be continued, stay tuned ;)
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ura
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Re: La pogonotomie di J.J. Perret (1770)

Messaggio da ura »

Attendo la continuazione della storia.

Trovo anch'io fondamentale la lettura di questo piacevole libro.
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manfro66
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Re: La pogonotomie di J.J. Perret (1770)

Messaggio da manfro66 »

Perret e Focou divennero poi grandi amici, al punto che, quando decisero di aprire laboratorio per proprio conto, lo fecero in due città diverse (il primo a Parigi e il secondo, che diventerà noto nella fabbricazione di strumenti dentistici, a Marsiglia), per non correre il rischio che l'inevitabile concorrenza rovinasse la loro amicizia. Tornando alla lancetta per salassi, nella Pogonotomie, Perret riserva molta considerazione per questo strumento (ormai obsoleto per noi: i ferri chirurgici di questo tipo sono oggi per lo più rimpiazzati da esemplari 'usa e getta' di fattura ben diversa) al punto, quasi, da affiancarlo come protagonista al rasoio.
"La routine non era fatta per lui" prosegue Domairon, lasciandoci facilmente intuire quanto il giovane fosse creativo e si fosse ben presto spinto oltre la aspettative. Egli decise infatti di specializzarsi in quella che era allora considerata la branca più importante e nobile della colterria: la fabbricazione degli strumenti di chirurgia. Volle però rendersi personalmente conto dell'uso al quale i vari ferri venivano adibiti e del modo in cui venivano usati, e si presentò, da semplice operaio quale era, al corso di anatomia della Scuola di Medicina di Parigi (nel cui museo è stato emozionante scoprire che sono ancora conservati molti esemplari con il suo nome ed il suo marchio). Troppo povero per comperarsi un cadavere su cui esecitarsi, non gli restò che osservare attentamente il modo di eseguire le dissezioni di colui che fra gli allievi gli era sembrato il più abile, un certo Lecat (Claude Nicolas Lecat, che diventò poi un eminente chirurgo): avendolo sentito un giorno imprecare, indeciso se prendersela con se stesso o con la scarsa efficacia del bisturi che stava usando, Perret volle togliergli il dubbio e gliene pose uno di sua fabbricazione. In cambio Lecat, che già aveva notato il suo interesse e intuito il suo problema, gli permise, da quel giorno, di prender parte con lui alla dissezione dei cadaveri. Nacque così fra i due un'amicizia molto bella e proficua, e numerosi furono gli strumenti che eseguirono in collaborazione, a tutto vantaggio della chirurgia del tempo.
Inevitabilment Perret fu notato anche da altri importanti chirurghi fra cui Morand, censore reale e ispettore degli ospedali militari, la cui stima per il geniale artigiano fu tale che ordinò che non si intraprendesse nessuna operazione importante senza avvertire Perret; a lui permise, addirittura, di eseguire vere e proprie operazioni sotto la sua guida. Pressioni vennero fatte, soprattutto da Lecat, affinché Perret abbandonasse la sua professione per dedicarsi a quella di chirurgo, ma egli non si lasciò convincere: la sua passione per la coltelleria era evidentemente superiore a qualsiasi altro interesse.
Nel 1753, a 23 anni, Perret chiese al preposto dei coltellinai della corporazione di Parigi, la massima autorità in seno alla stessa, di poter essere ammesso alla prova per il conseguimento del titolo di maître, che si concedeva a coloro che dimostravano di aver raggiunto la maestranza nella propria professione. Eseguì allo scopo lo chef-d'oeuvre, il capo d'opera (esecuzione a regola d'arte di un esemplare inerente alla specialità scelta), nel quale volle cimentarsi, benché, essendo figlio di maître, fosse esentato dall'obbligo: una mirabile coppa che gli darà brillantemente diritto al titolo e figurerà poi nel suo marchio (à la coupe) e nell'insegna del suo negozio. Domairon non ne specifica la data, ma Perret poté aprire un proprio laboratorio, con annesso un elegante negozio di vendita, in rue de la Tisseranderie (via ormai scomparsa), che, abbiamo saputo, si trovava nei pressi della Place Baudoyer. Esso divenne in breve tempo il laboratorio-negozio più fornito della capitale e Domairon precisa che "la Francia, l'Italia, la Savoia, la Spagna, l'Inghilterra, la Germania e la Russia pagarono il loro tributo al talento del celebre coltellinaio": lo seguiamo in in questa meticolosa lista, perché non lascia alcun dubbio sulle nazioni in cui la produzione di Perret si diffuse.
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RaffaeleD
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Re: La pogonotomie di J.J. Perret (1770)

Messaggio da RaffaeleD »

Un racconto d'altri tempi ma attualissimo per l'edificazione personale.
Molto bello, spero in un seguito :D
Saluti
Raffaele
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Re: La pogonotomie di J.J. Perret (1770)

Messaggio da saggiomo1 »

...nn si trova eh?
odradek
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Re: La pogonotomie di J.J. Perret (1770)

Messaggio da odradek »

Non c'è solo Perret, del quale su Gallica è comunque presente e scaricabile il libro...
Meno citato è lo scritto di Bouchard, eccolo (sempre su Gallica):
http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k6 ... mie.langEN" onclick="window.open(this.href);return false;
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ischiapp
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Re: La pogonotomie di J.J. Perret (1770)

Messaggio da ischiapp »

Sarebbe bello poterlo leggere in Italiano. :idea:
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